23 Maggio 2019, ore 12.30, suona il campanello di casa alzo la cornetta del citofono e chiedo: chi è? Dall’altra parte: (nome di comodo) sono io Franco devo parlarti, per me è una visita inaspettata, non pensavo di ricevere questa visita, mi giro e dico a Manuela: è Franco, lei lo conosce molto bene è quel Franco dei tempi lontani, quel Franco che si avvicina più di tutti al mio caro amico Silvano, si Silvano, come lo chiamavano tutti; Kocis! Ma di Silvano nessuno come lui, ma qualcosa lo accomuna, almeno i tempi passati, questo si.
Scendo le scale apro la porta è lui, Franco, mi avvicino e come d’istinto lo abbraccio, lui freddo come spesso faceva ricambia l’abbraccio, che poi vedremo in seguito è l’abbraccio del Diavolo, e subito; ti devo parlare, ma io preoccupato per la sua visita, gli dico; sai che se ci vedono insieme mi revocano l’affidamento in prova e vado dritto in galera? Non noto in lui la preoccupazione di quello che potrebbe accadermi, e già questo mi suona male, oltretutto poi, devo aspettare la notifica dei carabinieri il giorno dopo devo recarmi all’Officina del gusto per presentare il libro, e non mi hanno ancora notificato il permesso chiesto al magistrato, in quel momento capisco che è preoccupato dalla mia spiegazione, ma da pensare che sarebbe accaduto questo dopo qualche ora chi l’avrebbe detto? Rimaniamo d’accordo che ci rivediamo alle 14,30, e io stesso gli dico: facciamo cosi, vieni sopra e ci parliamo così evitiamo che ci possono vedere insieme. Lui con la sua moto se ne va ed io entro a casa.
Manuela mi guarda e mi dice: cosa voleva? io le rispondo; devo vedermi alle ore 14,30 mi deve parlare! Faccio mille pensieri voglio capire cosa mai vuole da me, ma sinceramente non arrivo a nulla, ma, penso: gli ho detto che venga sopra a casa mia, ed ecco che vuoi o non vuoi ritorna il passato, e sinceramente la mia scaltrezza delle cose brutte vissute. No! lui non deve venire sopra da me assolutamente, alle 14,30 non mi troverà a casa ma in un luogo pieno di persone, e aspetto l’orario convenuto. L’attesa e di quelle post rapine, assalti, un sacco di pensieri, e dico alla Manuela: gli dici che sono in quel luogo e che non è il caso di trovarci a casa nostra. L’ho fatto apposta mi devo tutelare c’e qualcosa che mi dice; occhio Giampaolo sta arrivando la tempesta, riparati.
Sono le 14,25, è vicino a casa mia il luogo dove lui deve venire, ma a sua insaputa, la mia no però! Sono sul posto in attesa, squilla il telefono e dall’altra parte: amore sta arrivando. Io scruto tutto guardo le persone con fare sospetto sopratutto quelle che non conosco, ma nessuno sa che mi devo trovare con lui a parte Manuela, dopo un minuto forse due eccolo arrivare, scruto tutto quello che fa, osservo con gli occhi di una volta, quando si iniziava il rendez vous, lui entra ed io gli vado incontro, e mi dice: perché qui? E io: qui possiamo esserci incontrati involontariamente nessuno può dire l’incontrario, e sono garantito, non vado in galera nel caso ci vedessero insieme!
Ed ecco che inizia il tutto. Mi guarda dritto negli occhi e mi dice: primo uccido te e poi lui. Quel lui io non lo dirò, e subito gli rispondo: cosa? Mi vuoi uccidere? E perché? Si dice can che abbaia non morde, ma vi assicuro che lui non abbaia per nulla, lui lo fa! Inizia una fase concitata io dico la mia e lui la sua, ma la cosa che più mi fa pensare è questa alla sua esclamazione: devi essere come una volta devi ritornare “quello”! Ma dentro di me “quello” non sarà mai più!!
Usciamo dal luogo della discussione animata, lui si incammina verso la sua moto, io mi avvicino e ad un tratto, spunta una pistola! L’ha presa dalla sacca che aveva. Ha il silenziatore quello che serve per non far chiasso quando spari, non la usi certamente per intimorire ma per uccidere!
Ecco lì in quel momento, ho capito, vogliono la mia morte! I vecchi amici vogliono uccidermi, oggi dico gli ex! Non servo più o perlomeno non possono più contare su di me! Ecco cosa è accaduto il 23 Maggio.
Voi vi chiederete cosa è accaduto dopo? Sarebbe lunga da raccontare, lo racconterò magari nel quinto libro, perché non è finita, ancora fughe, stati d’animo forti, insicurezze, ma con me c’è la consapevolezza che il mio progetto vale anche questo, potrei mollare non farmi più sentire, io non devo nulla a nessuno, ma non è vero!
Il mio progetto del bene va avanti, e se mi costerà caro, e dovesse accadere il peggio, almeno ho cercato di riscattarmi, ma altri non lo hanno voluto! Ecco perché non abito più a Marghera, sto tutelando la mia famiglia, non voglio più rispondere alla vecchia maniera, tradirei la promessa fatta a Dio, ma devo tutelare loro che nulla hanno a che fare con quel mondo di merda che fu!
Certo il magistrato mi ha dato il permesso per trasferirmi, la polizia sa dove abito, così come i carabinieri per la mia sorveglianza, ma non da quello che accade, ma perché ho la misura alternativa al carcere, non chiederò mai la protezione, perché chi mi protegge c’e già, DIO. Quindi noi ci affidiamo a LUI che ci protegga, perché abbiamo bisogno del SUO aiuto!